ACQUE INTERNE ALL’AZIENDA MILANESE CONTAMINATE DA ACETONCIANIDRINA L'Arkema di Marghera costretta a fermarsi per qualche giorno a causa di un'anomalia alla fabbrica di Rho (e.t.) L'Arkema di Porto Marghera è ferma, ma non per colpa sua. Almeno una volta che non dipenda dai guai di Porto Marghera, delle autorizzazioni ministeriali e regionali che non arrivano, o arrivano dopo anni, delle proteste dei cittadini che chiedono la chiusura delle produzioni del cloro. Questa volta la colpa è di un'altra fabbrica, sempre Arkema, ma a Rho, alle porte di Milano. Lì si è verificata un'anomalia in fase di riavviamento degli impianti dopo una manutenzione ordinaria e, risponde l'Azienda, è rimasto tutto negli ambiti delle procedure previste. Che significa? Spiegano che c'è stato un accumulo anomalo di acque debolmente contaminate da acetoncianidrina, per cui tali acque sono finite «negli appositi sistemi di raccolta», ossia delle vasche di accumulo dove vengono trattate e depurate. «Per consentire agli impianti di ripartire in maniera corretta l'avviamento è stato interrotto e si ripartirà quando sarà tutto a posto», cioè quando le acque rientreranno nei parametri normali. Tempi non ne hanno saputo dare, ma si ipotizza che ci vorrà circa una settimana. Secondo l'Azienda quel che è accaduto rientra nelle eventualità contemplate dalle procedure di avviamento, si è trattato di un evento tutto interno alla fabbrica, per cui non c'è stato alcun bisogno di avvisare l'Arpa della Lombardia e le istituzioni locali. Che c'entra Marghera? Arkema di Marghera, con i suoi 54 dipendenti, produce l'acetoncianidrina, materia prima indispensabile agli impianti di Rho per produrre i granuli di monomero metilmetacrilato e polimetilmetacrilato con i quali si realizzano le lastre di plexiglass. Fino a pochi anni fa da Rho uscivano direttamente anche le lastre, mentre da un po' di tempo a questa parte i granuli vengono inviati in Francia, in un'altra fabbrica Arkema. Se, dunque, Rho è chiusa in attesa che le acque raccolte tornino normali - per neutralizzare l'acetoncianidrina pare sia sufficiente dell'ipoclorito di sodio, ossia semplice varechina -, ne deriva che anche Marghera dev'essere fermata, perché una volta che i serbatoi di acetoncianidrina vengono riempiti, non si sa più dove stoccare le nuove produzioni. Da giovedì la fabbrica veneziana dovrebbe essere fermata, in attesa che riparta Rho; nel frattempo, in questi giorni, a Marghera approfittano per sostituire i catalizzatori, operazioni di normale manutenzione che si fanno circa due volte l'anno |
mercoledì 9 gennaio 2008
IL GAZZETTINO DI VENEZIA
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